20 maggio 2011

Expo milanese e malaffare

  L'infiltrazione malavitosa negli appalti per l'Expo di Milano è una non-notizia, ma non certo per la purtroppo frequente presenza di organizzazioni criminali nel mondo dei lavori pubblici e dell'edilizia. In realtà, ciò che mal governa in Italia l'urbanistica (e genera fenomeni di malaffare) è la mancanza di una cultura, civica e politica.
  Nel nostro Paese costruire è un fatto che si legittima in sé, sganciato da valutazioni di utilità effettiva, paesaggistiche, ambientali... Se si può costruire solo in nome dell'interesse di un imprenditore edile, è ovvio che mancano le premesse culturali e giuridiche nel cui nome l'edilizia è attività remunerativa nell'alveo di un progetto sociale condiviso; l'ingerenza criminale è un ovvio passo consequenziale.
  In Italia manca, salvo lodevoli eccezioni, l'abitudine edilizia alla ricostruzione, ovvero abbattere un edificio e costruirne uno nuovo sullo stesso terreno. E questa tendenza ha origine nella brutta abitudine, tipica dei piccoli centri abitati, di lasciare vuote per anni molte case perché tra parenti non si trova l'accordo su un metro quadro di cantina. Dalle storture della base sociale di una comunità deriva, per ovvia conseguenza, la prassi della corrispondente classe politica. 

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