06 maggio 2011

il giro d'Italia, fiera itinerante del consumismo

  Rieccoli. Gli organizzatori del giro d'Italia hanno in mano il megafono della retorica sul ciclismo come sport popolare, epico, eccetera. E dal loro punto di vista è ovvio, visti i soldi, gli enti locali, gli sponsor, la TV che quest'anno ha annunciato una copertura di straordinaria invadenza via telecamere.
  Ora, tutti sanno che il ciclismo nulla ha di bello, di agonistico, di sportivo nel senso di valori; a parte il doping, peraltro esteso in modo virulento, è proprio la struttura delle corse ad essere inconcilabile all'idea stessa di sport. Cosa abbia di spettacolare un fiume di auto e moto con qualche bici in mezzo, non si sa; come sfugge il motivo di chi definisce "epiche" le violazioni di passi alpini compiute da carovane di veicoli rumorosi e inquinanti.
  Nei giorni del giro consumistico d'Italia, è meglio ignorare gli schermi Tv e, inforcate le nostre bici, pedalare su strade tranquille e panoramiche.

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