Una tendenza nell'ambito della cultura ambientale, tendenza in voga su stampa e web, è quella di citare solo danni e previsioni di catastrofi. Chiaro che nessuno vuole chiudere gli occhi su una situazione d'emergenza innegabile; tuttavia ci sembrano doverose alcune considerazioni su questa voluttà da disastro.
Ad esempio, picchiare sul tasto della deforestazione va bene, ma si dovrebbe anche dire che in Italia gli alberi sono in forte crescita negli ultimi anni, visto che folti boschi ricoprono i terreni non più coltivati; e probabilmente questa caratteristica riguarda altri stati nei quali l'agricoltura si è trasformata, come nel nostro paese.
Poi, si attaccano multinazionali e industrie, dimenticando in modo ipocrita che nell'attuale fase capitalistica il grosso della produzione riguarda l'industria dei consumi, perciò la massa delle merci incontra il favore acritico di consumatori ben contenti di rimpinzarsi di prodotti anche se la loro messa in commercio prevede inquinamento e sfruttamento di operai.
Se poi guardiamo il caso italiano, l'asse FIAT - ENI che governa di fatto la nazione ha ottenuto la chiusura di intere linee ferroviarie e le ha sostituite con strade e autostrade, e non certo per migliorare la circolazione delle merci, viste le code di auto private...
Quindi, per l'ambiente sarebbe più utile una presa attiva di coscienza individuale; la democrazia è potere dei cittadini, e chi ha il potere deve curare la collettività, giusto?
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