06 giugno 2011

acqua, i referendum sono in ritardo di anni

  I referendum  incentrati sull'erogazione dell'acqua, spacciati per difesa della collettività contro spietati affaristi, sono in realtà intrisi di una nauseante demagogia. Tralasciamo il secondo quesito, che riguarda il potere tariffario dei gestori dei servizi idrici; ma il primo referendum, che vuol far credere di tutelare l'acqua "pubblica", ci fa inferocire.
  Perché a parte l'abusata ipocrisia lessicale che contrabbanda il concetto di pubblico per collettivo, mentre invece significa gestito dallo stato o da enti locali, si trascura un fatto che testimonia la vera rapina sull'acqua, perpetrata dalle municipalizzate e passata sotto silenzio. Fino a qualche anno fa, molti comuni usavano l'acqua delle sorgenti, quella sì, pubblica, senza pagare una lira; poi, arrivarono le municipalizzate e imposero la democratica bolletta sulle stesse sorgenti. Risultato, migliaia di persone si trovarono a bere la propria acqua, ma con una bolletta da pagare. Ma nessuno, all'epoca, indisse referendum.

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